E’ proprio nel rispondere a questa domanda che la Tecnica Chubbuck differisce da tutti gli altri Metodi.
In questo Workshop non impareremo a recitare. Impareremo a fare delle scelte: delle scelte efficaci. Ad usare la nostra verità in un modo che catturi il pubblico, lo porti dalla nostra parte e gli faccia venir voglia di vederci ancora. Attraverso gli strumenti della tecnica, metteremo la nostra verità a servizio di una storia.
Sarà un lavoro estremamente pratico, su scene assegnate, a due o a tre personaggi. Si lavorerà tantissimo, e le prove a casa tra compagni di scena saranno fondamentali.
Senza impegno, il lavoro non funzionerà. Impegnandoci, potremmo scoprire in noi degli strumenti potentissimi.
Useremo il nostro vissuto. Sarà necessario coraggio e disponibilità a condividerlo nel lavoro, e un assoluto rispetto per la privacy dei colleghi.
Letture consigliate:
Ivana Chubbuck, Il Potere dell’Attore
Christopher Vogler, Il Viaggio dell’Eroe
Essere veri su un set o su un palcoscenico non è così difficile. Tutti gli attori, a un certo punto della loro carriera, arrivano ad un certo grado di verità nel lavoro.
Molto più difficile, invece, è essere efficaci con la propria verità.
Perché a volte vediamo un attore sul palcoscenico piangere, ma non proviamo nessuna empatia per lui?
Perché altre volte ne vediamo un altro – magari più misurato – e siamo completamente rapiti dal suo lavoro, entriamo nel viaggio del suo personaggio, immedesimandoci in lui?
Quei due attori sono entrambi veri, ma cosa ci fa preferire l’uno rispetto all’altro?
Per capire la dinamica di una scena, la condizione psicologica o l’attitudine fisica di un personaggio non occorre necessariamente soffermarsi su chi o cosa spinge l’individuo a dire o fare quella specifica cosa. È possibile essere altrettanto efficaci nella ricerca del carattere del personaggio anche solo immaginandosi una realtà scenica completamente diversa da quella descritta nel testo di riferimento.
Prendiamo per esempio un quadro, o una foto e cerchiamo di partire dall’attitudine fisica dei personaggi raffigurati. Abbandoniamo per un attimo la realtà che le battute che dobbiamo pronunciare descrivono e sostituiamo quella realtà con una completamente nuova: quella dell’immagine. Abbandoniamo inoltre le intenzioni emotive che il testo e le battute ci suggeriscono del personaggio e sostituiamole con quelle del personaggio raffigurato nella foto e nel quadro. Cosa succederà? Sicuramente ci allontaneremo da ogni idea ragionata e ci lasceremo influenzare da un’immagine che “apparentemente” non ha niente a che fare con le nostre reali intenzioni interpretative.
Ma sarà davvero un errore?
Il laboratorio punta a migliorare la capacità di analisi del testo usando mezzi diversi dal tradizionale copione e ponendosi domande che vanno aldilà dell’ormai abusato sottotesto. Questo studio tende a ridurre la portata di ogni psicologismo, trasformando il ragionamento in azione fisica.